La chiesa e il nazi-fascismo, storia di un sodalizio.
È nel 1558 che Paolo IV crea l’«Indice dei libri proibiti» perfezionato da Pio V nel 1571. Nonostante il nome che si scelsero, quei due papi non erano persone «pie»: l’Inquisizione è roba loro. Erano brutti tempi: certi cristiani volevano persino leggere da soli Vecchio e Nuovo Testamento, certo il Vaticano non poteva permetterlo; così si bruciarono libri e persone. Dell’aggiornamento di quell’Indice si occuparono poi due papa detti Clemente – altro nome sbagliato – con un Alessandro, un Benedetto e un Gregorio, un Leone e poi tre “Pii”: il 9, l’11 e il 12. L’Indice fu soppresso il 14 giugno 1966. In teoria. Silenziosamente funzionante ancora nei Paesi cattodiretti, per esempio quello a forma di stivale dove sto scrivendo. Certi libri scomodi, anche dopo il 1966, si riuscì dunque a non farli pubblicare. Come questo Mit Gott und den Faschisten – ovvero Con Dio e con i fascisti, sottotitolo «Il Vaticano con Mussolini, Franco, Hitler e Pavelic» – di Karlheinz Deschner (Massari Editore, Bolsena – Vt, 2016, pp. 208, € 20,00) che uscì in Germania nel 1965 ma che in Italia possiamo leggere soltanto adesso grazie all’editore Roberto Massari al quale già dovevamo la traduzione, nel 1998, di un altro volumone – 540 pagine fitte fitte – di Deschner ovvero Il gallo cantò ancora: storia critica della Chiesa.
Quando si capirono le dimensioni dello sterminio nazista, molti credenti – di ogni tipo – si interrogarono su «dove fosse dio» in quei giorni. Non ho notizie al riguardo, ma grazie ai documenti che Deschner e altri ci hanno fatto leggere, posso rispondere dov’era l’ultimo dei papi di nome Pio: fu dall’inizio alla fine al fianco dei nazisti e dei fascisti, contribuendo anche – a guerra perduta – a fare fuggire molti dei loro capi, grazie ai canali del Vaticano. Nel libro di Deschner si ricorda che l’appoggio del papa di turno al fascismo italiano è già chiaro il 22 ottobre 1922, dunque 6 giorni prima della marcia su Roma: il Vaticano esorta le gerarchie a non identificarsi con il Partito cattolico, che è avverso al fascismo, ma di mantenersi neutrali. Un bel favore a Mussolini. Poi verranno gli infami Patti Lateranensi e un mare di soldi al Vaticano per i “risarcimenti”.
Quanto al nazismo, Hitler è in sella da pochi mesi ma il 20 luglio 1933 può firmare un Concordato con la Chiesa cattolica. Non un accordo fra i tanti ma la “proclamazione” di una religione di Stato, un patto fra due poteri. Si vorrebbe giustificare quel Concordato dicendo che allora il Vaticano non sapeva dei crimini già commessi dai nazisti. È una bugia, anche perché Eugenio Pacelli, non ancora Pio XII ma Segretario di Stato in Vaticano – come un ministro degli Esteri – è stato a lungo in Germania. Hitler gli piace e lo favorisce in tutti i modi da cardinale e poi da papa.
Anche per il fascismo spagnolo – racconta Deschner in un capitolo documentatissimo – è subito chiaro da che parte sta la Chiesa di Roma. Sono le gerarchie cattoliche ad aprire l’ostilità contro la Repubblica, ad aizzare le rivolte prima, il sabotaggio economico poi e infine ad appoggiare “la rivolta” dei militari. Prima, durante e dopo la lunga guerra dei golpisti-fascisti in Spagna, Francisco Franco viene esaltato dal Vaticano. Il quinto capitolo del libro di Deschner è dedicato alla Croazia. Già alla vigilia della seconda guerra mondiale tutti sanno che Pavelic fiancheggia Hitler e infatti quando il 6 aprile 1941 i nazisti invadono la Jugoslavia, con loro ci sono gli Ustascia, un movimento fascista cattolico, molto amato in Vaticano. Nei massacri contro i serbi del neo-Stato croato sono in prima fila i francescani. Un solo vescovo croato (Alois Misic) condanna «gli eccessi».
Invece l’arcivescovo Alojzije Viktor Stepinac fa parte del governo croato e appoggia gli Ustascia in tutto, orrori compresi. Dopo la guerra Pavelic si nasconde in Vaticano prima di fuggire in Argentina per morire infine tranquillo in Spagna, con tanto di benedizione papale a mo’ di “estrema unzione”. E Stepinac sarà beatificato da Wojtyla, una vergogna che però i grandi media nascondono. Qualche furbo intanto ha consigliato al Vaticano di bloccare la “santificazione” di Pacelli, potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso anche fra molti cattolici. Nell’edizione italiana di Con Dio e con i fascisti sono state aggiunte due appendici importanti, scritte rispettivamente da Dirk Verhofstadt e da Peter Gorenflos, sull’alleanza fra Chiesa cattolica e nazifascisti in Ungheria – il Paese dove la “pratica ebrea” fu sbrigata meglio, come si felicitò Adolf Eichmann – e in Slovacchia.
È importante leggere oggi questo libro, nonostante i 51 anni trascorsi, per la ricchezza della documentazione ma anche perché nel frattempo molti si sono “convinti” – grazie alla disinformazione regnante – che la Chiesa cattolica si oppose… almeno al nazismo e cercò di salvare, ovunque possibile, gli ebrei. È vero il contrario. Sin dall’inizio il Vaticano appoggiò Hitler e lo sostenne sino in fondo, salvo poi voltar gabbana nel 1945. E raccontar subito balle. Fra tutte le bugie, la più vergognosa è appunto di essersi opposta ai nazisti, riappropriandosi indegnamente della memoria di quei pochissimi cattolici che davvero si opposero, anche pagando con la vita, e che allora vennero lasciati soli dalle gerarchie. Del resto fra tutte le menzogne storiche dei giorni nostri, forse la più incredibile è il martellamento degli ultimi papi su un Occidente «giudaico-cristiano». Tacendo ovviamente che l’Olocausto, organizzato dai nazisti, ebbe ora la collaborazione aperta e ora una silente copertura di quasi tutte le gerarchie cattoliche, con il sostegno o il silenzio di quasi tutti i fedeli: e sarebbe stato sorprendente il contrario vista la secolare campagna d’odio condotta dai papi contro gli ebrei “deicidi”.
Il 21 settembre, quasi anniversario di Porta Pia, il libro di Deschner è stato presentato a Roma, in una sala sorprendentemente piena nel convegno intitolato “Il Vaticano e il fascismo”. Ad arricchire il quadro disegnato dall’autore tedesco ci sono state relazioni importanti. Fra le altre quella di Maria Mantello (intitolata Stereotipi sessisti, dal mito mariano al fascismo), della svizzera Simone Mosch su Mass neurosis religion e di Alessandro Portelli su Il papa e le Fosse Ardeatine.
Proprio per l’importanza di questi contributi l’editore sta realizzando un nuovo libro con gli atti del convegno. Nel frattempo consiglio alle persone non conformiste di leggere il bel lavoro di Deschner: per sfogliarlo potete usare l’indice, scritto minuscolo.
Daniele Barbieri
A rivista anarchica – anno 46 n. 412 – dicembre 2016/gennaio 2017
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