La Casa della Carità ‘Angelo Abriani’, è situata a nord est di Milano. Ci arrivo dalla fermata di Turro M1, proseguendo sotto il ponte della ferrovia in direzione di via Padova. Tra il ’90 e il ’95 avevo lavorato qui, in questa zona, allora vado a trovare l’amico edicolante che mi offre un caffè, parlando di come è cambiato il quartiere. Dopo i saluti, prendo il bus 56 e scendo a due passi dalla Martesana; pedoni e ciclisti transitano sul percorso che si snoda tra ville ottocentesche, giardini, orti, piante che sporgono sul naviglio e il pensiero torna ai traffici sull’acqua, alle barche piene di merci. Anni fa, per la rivista ‘Bazarmagazine’, avevo intervistato Don Virginio Colmegna, già direttore della Caritas Ambrosiana, persona tra le più vicine al Cardinal Martini, fin dall’inizio responsabile di questa struttura che ogni giorno apre le porte a uomini e donne che chiedono accoglienza, cura, ascolto, senza distinzione. Quel giorno nevicava al punto da rendere quasi paralizzata la città, eppure Don Virginio, impegnato fuori, è riuscito ad arrivare e ci siamo conosciuti. E adesso?
Dopo questi anni di impegno e lavoro, cosa pensi del tessuto urbano? “E’ cambiato tanto, ma restano saldi i principi, le idee e le intuizioni del Cardinal Martini: anzi, direi che oggi sono più attuali. Quelle di un progetto di accoglienza non generica a delle persone segnate da rischi di marginalità, abbandono, sofferenza; italiani, stranieri, famiglie, facendolo diventare un laboratorio culturale. La capacità, partendo da queste storie, di segnare la vita civile, di interagire culturalmente nella società”. Martini, riferimento straordinario per credenti e non. La sua pastorale, le visioni.
Oggi, Papa Francesco. “Un ciclone di Spirito Santo che ha rilanciato le intuizioni di Martini con modalità forti: parlare di periferie, di Lampedusa, degli ultimi, dell’economia ingiusta, ha voluto dire mettere al centro dell’attenzione la soggettività delle persone fragili che non sono da assistere semplicemente, ma che devono entrare con noi in un rapporto di reciprocità e condivisione. Con il valore della gratuità”. L’ospitalità, presenta tratti nuovi? “Si’. Penso alla situazione drammatica che si è creata in questi ultimi anni, alla crisi e povertà della gente. Non a caso il nostro centro studi si chiama, ‘Centro per la Sofferenza Urbana’.
Crisi economica, crisi culturale fondata sulla paura delle persone, per cui la solidarietà è vista piu’ in una prospettiva difensiva che non di espansione. Vediamo scattare spesso una guerra tra poveri, allora l’operazione che stiamo facendo, visto che dobbiamo accogliere ma non è possibile farlo per tutti, è ampliare i nostri centri d’ascolto, aumentare la prossimità, stare vicino anche se non puoi dare un posto letto. Vicino sui diritti, sulla salute”. Da sempre, la relazione con la pluralità delle condizioni umane. “Nel rapporto con il territorio. In quest’ottica, stiamo portando avanti un’esperienza con gli anziani per cui quattro giorni alla settimana andiamo a prenderli, vengono qui, stanno insieme agli altri, mangiano con i bambini e il condividere sta diventando narrazione positiva all’interno del quartiere.
Poi, la ‘Biblioteca del Confine’, un lavoro culturale fatto con le scuole, laboratorio didattico che permette di cambiare un po’ lo sguardo mantenendo la quotidianità di cui parlava Martini, per cui non vediamo in maniera astratta le cose, non le affrontiamo ideologicamente, ma le viviamo nelle pratiche che diventano realtà con cui misurarsi”. Ospiti, vissuti, territorio. “Ai centoquaranta ospiti che sono qui adesso, si aggiungono gli appartamenti sottratti alla mafia o quelli dell’Aler, ristrutturati, creando una rete ampia”. Con questo, introduci al tema dell’autonomia. “Uno dei nostri punti saldi che fa i conti con le molte sofferenze. Per lavorare, occorre avere delle opportunità e questa crisi accentua i disagi”.
Ero straniero…
Lo scorso 12 aprile, Emma Bonino insieme a Don Virginio Colmegna e altri attori impegnati per le libertà civili e l’accoglienza dei migranti, nella conferenza stampa tenuta al Senato italiano ha dato il via alla campagna, ‘Ero Straniero ’. Iniziativa popolare per superare la legge Bossi-Fini e governare nel rispetto dei diritti il fenomeno dei flussi migratori, trasformandolo in opportunità. Tu, parli dell’umanità che fa bene. Creare coesione sociale a vantaggio di tutti. “E’ superare una debolezza culturale e legislativa. Di fatto gli stranieri si accolgono, si gestisce l’emergenza, ma non si riescono a determinare le condizioni positive rispetto al lavoro per la mancanza del permesso di soggiorno e altre difficoltà.
Abbiamo gli irregolari di ritorno e soprattutto una lettura della povertà segnata dalla sofferenza psichica. Su cento persone che accogliamo, più della metà hanno a lato un incontro con i centri psicosociali; per questo, si è aperto un laboratorio diurno, un filone di presenze che chiamiamo, ‘Casa della Salute’ ”. Siria, Libia. Le nuove tragedie. “Rispetto all’immigrazione, si è sovrapposta la guerra in Siria con l’arrivo dei profughi e dei poveri dalla Libia. L’anno scorso, le 170.000 persone arrivate in gran parte via mare, dimostrano il ritardo e la chiusura della politica europea. Che invece alza i muri”.
Una società sofferente. “Comprendiamo il contesto, ci siamo dentro. Ma se manca uno sbocco legislativo adeguato che tipo di ospitalità diamo?”. ‘Ero straniero ’, nasce da un lungo cammino per cambiare il racconto sull’immigrazione, un lavoro politico di convergenza tra diversi orientamenti politici e sociali. “Quella vocazione politica che richiama Papa Francesco; polis, cittadinanza dentro una visione globale di fraternità e universalità”. Nel suo libro, ‘Misericordia all’Opera’, Don Virginio scrive: “Ci sono ‘sotterranei della storia’ che palpitano di umanità. Sono i luoghi del ‘confine’, abitati dai più vulnerabili, mondi vitali che spesso la parte ipocrita del nostro mondo svuota di significati e di valore”. E’ lo ‘stare in mezzo’, della Casa della Carità.
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