Di Redazione –
Diario Legnanese aderisce alla lettera aperta al Presidente Mattarella sulla mozione n.29 del Consiglio Regionale Veneto in cui si chiede alla Giunta regionale di sospendere “ogni tipo di contributo a favore di tutte quelle associazioni che si macchiano di riduzionismo e/o di negazionismo nei confronti delle foibe e dell’esodo istriano fiumano e dalmata”. Una chiara e pericolosa tendenza di manipolazione politica della storia e un gravissimo rischio per la libertà di ricerca, il libero dibattito scientifico e più in generale per la libertà di espressione nel nostro Paese. Questa lettera promossa dall’Istituto Nazionale Ferruccio Parri, è stata stilata da Giulia Albanese – Università di Padova/Presidente dell’Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea, Filippo Focardi – Università di Padova/Direttore scientifico Istituto nazionale Ferruccio Parri e Carlo Fumian – Università di Padova/Direttore del Centro di Ateneo per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea (Casrec). Molte le adesioni arrivate finora. Hanno aderito docenti di diverse Università del Veneto, Associazioni, enti, istituzioni, riviste di cultura e ricerca storica, storici e storiche da tutta Italia e dall’estero, Istituti della Resistenza.
LETTERA APERTA AL PRESIDENTE MATTARELLA SULLA MOZIONE N. 29 DEL CONSIGLIO REGIONALE VENETO
Signor Presidente,
ci permettiamo di richiamare la Sua attenzione su un fatto che ha destato la nostra più viva preoccupazione. Il 24 febbraio il Consiglio Regionale del Veneto ha approvato una mozione (n.29) con cui si chiede alla Giunta regionale di sospendere “ogni tipo di contributo a favore di tutte quelle associazioni che si macchiano di riduzionismo e/o di negazionismo nei confronti delle foibe e dell’esodo istriano fiumano e dalmata”.
Il documento ambisce a fissare l’inquadramento storico del fenomeno delle foibe e dell’esodo, riportando però dati numerici in contrasto con quelli su cui converge la storiografia più attendibile e avvalorando una tesi interpretativa univoca, quella della pulizia etnica e del genocidio, anch’essa scientificamente controversa. Si pretende così di imporre, su basi per altro storiograficamente infondate, una sorta di incontrovertibile “verità di Stato” e si arriva a prospettare per chi non si allinea la minaccia del ricorso alla normativa antinegazionista introdotta dal Parlamento nel 2016. Una legge nata per sanzionare sul piano penale i negatori della Shoah viene dunque brandita per un altro scopo. Sotto accusa viene messo anche un testo come il Vademecum per il Giorno del ricordo, elaborato da storici e storiche autorevoli dell’Istituto regionale per la storia della Resistenza del Friuli Venezia Giulia. Consideriamo inaccettabile che implicitamente uno dei massimi studiosi dell’argomento, Raoul Pupo, già invitato al Quirinale nel 2012 dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano come relatore ufficiale in occasione del Giorno del Ricordo, possa venire adesso tacciato di “riduzionismo” e accostato di fatto a figure di negazionisti antisemiti come David Irving o Robert Faurisson.
È del tutto evidente che appaiare al “negazionismo” o alla “propaganda” di fatti criminali concetti assai più labili e ambigui come “riduzionismo” e giustificazionismo”, significa in realtà aprire la strada a inaccettabili abusi “interpretativi”, a scopo di censura, da parte di corpi politici o amministrativi.
La mozione approvata dal Consiglio Regionale Veneto si affianca ad un’altra analoga votata nel 2019 dal Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia. Si configura pertanto una tendenza pericolosa di manipolazione politica della storia. Ciò rappresenta un rischio gravissimo per la libertà di ricerca, il libero dibattito scientifico, e più in generale per la libertà di espressione nel nostro Paese.
È importante che gli italiani e le italiane conoscano le vicende drammatiche delle foibe e dell’esodo dei giuliani, dei dalmati e dei fiumani: non si può però consentire che una lettura di parte, ispirata a un timbro ultranazionalistico, risulti imposta a tutti per legge. Ciò, per altro, andrebbe in direzione contraria allo sforzo da Lei intrapreso con coraggio e determinazione per declinare la memoria delle foibe e dell’esodo quale memoria europea riconciliata, basata sul riconoscimento reciproco dei torti e delle violenze di cui le parti (Italia, Slovenia, Croazia) storicamente si sono rese responsabili, con lo sguardo rivolto in avanti, alla fattiva collaborazione nell’ambito dell’Unione europea. In questo senso abbiamo molto ammirato il gesto da Lei compiuto lo scorso luglio con la visita congiunta di Stato a Trieste, insieme al Presidente sloveno Borut Pahor.
Ci rivolgiamo quindi a Lei, Signor Presidente della Repubblica, pregandoLa di vigilare affinché scelte politiche come le mozioni approvate in Veneto e in Friuli Venezia Giulia non compromettano quel percorso e soprattutto non avvelenino il dibattito pubblico che deve poggiare su basi scientifiche, andando a ledere la libertà della ricerca e il diritto di esprimere pubblicamente i suoi risultati, beni preziosi, anzi fondamentali, per la salute di una società democratica.
Giulia Albanese – Università di Padova/Presidente dell’Istituto veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea
Filippo Focardi – Università di Padova/Direttore scientifico Istituto nazionale Ferruccio Parri
Carlo Fumian – Università di Padova/Direttore del Centro di Ateneo per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea (Casrec)
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