Di Redazione – 31/10/2020 –
Con la vittoria di Lorenzo Radice i cattolici politicizzati sono in fermento. Ivo Paiusco presidente dell’associazione De Gasperi intravede per Radice già un secondo mandato e con un PD sdoganato nel mondo ecclesiale. Al contrario, il consigliere comunale del Movimento dei Cittadini, Franco Brumana, sospetta che i cattolici di Polis e dell’Azione Cattolica abbiano “tramato” a favore di Radice.
Tesi differenti, ma che tentano di capire cosa è successo in queste ultime elezioni comunali nel mondo cattolico legnanese, dopo quasi due anni di commissariamento per decadenza del Consiglio Comunale e l’arresto dei vertici della Giunta di centro destra. Quello che appare è che i cattolici popolari e moderati, schierati con Carolina Toia, hanno contribuito alla vittoria di Radice, ma in che modo?
E se le cose fossero andate così?
Fallito il 51% al primo turno, obiettivo tanto sbandierato dal centro destra, i cattolici popolari sostenitori della Toia si sono resi conto che difficilmente sarebbe passata al ballottaggio. A questo punto avranno pensato: “Se Radice deve vincere, vincerà anche con il nostro voto, così che da rendere egemone la componente cattolica nel governo della città”.
Avranno anche pensato che Il travaso dei propri voti su Radice, rappresentante dei cattolici sociali, poteva sfociare, inizialmente, con una collaborazione e, in seguito, in un progetto più ampio di condivisione politica. L’intervento di Lorenzo Radice al suo insediamento è stato propedeutico a ciò? Forse sì.
Rimembrando le virtù della città di Legnano, Radice ha scelto di ricordare quattro Sindaci cattolici, tre di “famiglia” ed uno per “riconoscenza” – Crespi, Cattaneo, Centinaio e Vitali – e, con una sequenza ben congegnata, ha aggiunto “gli imprenditori”, “i filantropi” e “gli uomini della Resistenza”. Che “gli uomini della Resistenza” abbiano un loro percorso memoriale è incontestabile ed indiscutibile, ma averli richiamati è stato un atto simbolico. Il richiamo, invece, agli imprenditori e ai filantropi riguarda l’oggi e il domani. Diversi imprenditori e rappresentanti del mondo della filantropia (Rotary – Lions) hanno sostenuto la lista di Carolina Toia e sarebbe stato un peccato perderli per strada.
Nell’augurare buon lavoro al nuovo Sindaco, rappresentanti di formazione cattolica dell’economia legnanese, che al primo turno erano con la Toia, hanno definito Radice persona preparata e moderata, quindi un profilo compatibile con le loro aspettative. Al plauso per Radice si è aggiunto anche il mondo della filantropia legnanese. Il tema della filantropia è, tra l’altro, da qualche anno alla ribalta sulla piazza di Legnano su iniziativa della Fondazione Ticino-Olona (uno dei rami sociali della Fondazione Cariplo) e del mondo dell’associazionismo locale per lo più di impronta cattolica. Bisogna dire, però, che il modello filantropico esercitato anche sul nostro territorio non corrisponde proprio al pensiero di Papa Francesco: «il capitalismo conosce la filantropia, non la comunione. È semplice donare una parte dei profitti, senza abbracciare e toccare le persone che ricevono quelle “briciole”» (il manifesto 5 febbraio 2017). Infatti la giustizia sociale è un tema scarsamente presente nelle azioni filantropiche.
È dalla elezione di Marco Turri, Sindaco sostenuto dalla Lega, che i cattolici impegnati nel sociale hanno tentato di togliere la poltrona di sindaco alla destra. Dopo Turri ci furono due mandati di Maurizio Cozzi (Forza Italia) ed uno di Lorenzo Vitali (Forza Italia). È in questo frangente che fu elaborata una strategia di lunga durata, in cui Polis, Azione Cattolica e Centri parrocchiali, pur nei loro ambiti di associazioni culturali e sociali, hanno contribuito alla nascita di alcune liste civiche di riferimento, che in concertazione con il PD portarono alla vittoria di Centinaio e ora di Radice. Una strategia che, un po’ alla volta, ha “anestetizzato” il PD legnanese, svuotandolo da ogni energia politica autonoma.
Non c’è da meravigliarsi se gli incarichi assegnati alla neo Giunta non rispondono ai canoni classici adottati da decenni. Non è una rottura con la “governance amministrativa”, ma una ridefinizione culturale e simbolica, legata alla propria matrice religiosa e sociale. Da questa visione scaturisce un organo amministrativo più somigliante ad un “Consiglio Pastorale” che ad una Giunta politica.
Un “Consiglio Pastorale” governerà meglio di una Giunta politica? Non ci resta che aspettare.
Diario Legnanese
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