Di Rino Lattuada –
Il problema della salute mentale delle persone da troppi è considerato un problema sanitario marginale, complice anche un certo tipo di sottocultura, per cui avere una malattia psichiatrica o avere un famigliare affetto da tale patologia è sempre stato una sorta di tabù sociale, di cui vergognarsi tanto più se vi sono anche problematiche giudiziarie. Purtroppo con il passare degli anni e con i cambiamenti sociali in negativo, questo tipo di patologie, poco considerate dal sistema sanitario, sono pericolosamente in costante aumento soprattutto fra le fasce di età più basse. Il costante aumento dell’abuso di alcol, delle dipendenze e dei disturbi del comportamento, hanno portato a un forte aggravamento di queste patologie, che richiedono ascolto ma anche professionalità nel trovare soluzioni efficaci, verificabili e rapide. In un sistema sanitario pubblico purtroppo disastrato, sicuramente oggi la salute mentale pare non sia una priorità, tanto da avere poche strutture preposte e spesso malfunzionanti con il poco personale a disposizione, a cui viene chiesto di avere anche il dono dell’ubiquità … Con la riforma Basaglia del 1978 vi è stato un cambiamento epocale, con la chiusura dei manicomi e con la progettazione di nuove forme gestionali delle patologie mentali. Si è cercato di ridare così dignità, diritti e nuove cure agli ammalati. Purtroppo con la morte del suo ispiratore, la riforma si è quasi arenata e sicuramente non sono stati raggiunti gli obiettivi a cui la riforma mirava. Come ormai capita quasi sempre nel nostro paese, di certi problemi sanitari se ne parla e si tenta di discuterne pubblicamente, solo quando qualcuno muore violentemente o viene massacrato di botte. La salute mentale è uno dei pilastri su cui appoggia una società e se vogliamo avere una società più equilibrata, la salute mentale delle persone deve essere una priorità sanitaria e sociale.
Giovanni Caprio – Pressenza 14.04.2023
Aumentano in Italia i disturbi mentali: nel 2021, secondo l’ultimo rapporto del Ministero della Salute, si è registrata una crescita del 6,9% del numero di persone (più della metà delle quali donne) assistite per problemi di salute mentale rispetto all’anno precedente, con un numero di accessi al Pronto Soccorso per patologie psichiatriche pari al 3,3% del numero totale di accessi a livello nazionale e con un aumento significativo di queste patologie soprattutto tra i più giovani. Con un esordio compreso tra i 15 e i 35 anni (e purtroppo sempre più precoce), con tassi di incidenza quasi raddoppiati in Italia negli ultimi anni anche a seguito dell’emergenza sanitaria da Covid-19. Insieme alla depressione, le patologie più ricorrenti sono i disturbi bipolari e d’ansia e la schizofrenia, mentre i disturbi della personalità, da abuso di sostanze e il ritardo mentale sono più comuni tra gli uomini. In forte aumento da qualche tempo anche i fenomeni di autolesionismo e l’uso di sostanze che vedono protagonisti i minori in età adolescenziale e pre-adolescenziale.
Qui il Rapporto salute mentale. Analisi dei dati del Sistema Informativo per la Salute Mentale (SISM). Anno 2021.
Cresce il numero delle persone che presentano un disturbo mentale grave (più del 6% della popolazione generale), crescono i bisogni specifici (persone migranti, autori di reato, persone senza fissa dimora, bambini e adolescenti) e crescono i disturbi emotivi comuni (20% della popolazione generale, con aumento vertiginoso dopo la pandemia). Ma a fronte di tutto ciò non si riesce a superare appieno lo stigma che accompagna le persone con disturbi mentali, non si riesce di conseguenza a porre in essere una corretta informazione e un’adeguata conoscenza dei fenomeni e non si riesce a favorire un adeguato percorso di sensibilizzazione su queste problematiche, allo scopo non soltanto di prevenirle, ma anche di riorganizzare una puntuale e appropriata assistenza sanitaria, che anzi appare sempre più impoverita. Diminuiscono infatti le risorse a disposizione della sanità in generale (nel 2023 si è passati dal 6,8% del PIL al 6,1%) e della salute mentale in particolare (in media il 3% del FSN, a fronte di una quota del 5% fissata dalla Conferenza Stato-Regioni nel 2001).
La stessa attuale organizzazione dei 128 Dipartimenti di Salute Mentale è poco funzionale rispetto ai nuovi bisogni e la separazione tra il Centro di Salute Mentale, le dipendenze patologiche e la neuropsichiatria infantile rende più difficoltosa l’integrazione degli interventi su molti pazienti con comorbilità, spesso in transizione per ragione di età. Questa situazione- denunciano i Responsabili dei Dipartimenti di salute mentale– è stata acuita dal doveroso percorso di superamento degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. A distanza di quasi nove anni le criticità dell’attuale situazione, giudicata pericolosa dalla stessa sentenza numero 22/2022 della Corte Costituzionale, è del tutto evidente: i percorsi di cura dei pazienti con infermità mentale autori di reato sono, nel 90% dei casi, misure di sicurezza non detentive a carico dei Dipartimenti di Salute Mentale. Le 31 Residenze per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (REMS) che le Regioni hanno attivato garantiscono un totale di circa 600 posti per l’esecuzione delle misure di sicurezza detentive, che vengono però comminate in numero decisamente maggiore. Senza trascurare la qualità, spesso discutibile, di queste Residenze né il fatto che i pazienti restano nelle REMS per dei tempi non sempre adeguati, lasciando altrettanti pazienti in lista di attesa a livello nazionale. E’ una situazione che dovrà essere affrontata regolando meglio i flussi dei pazienti in entrata e in uscita dalle REMS, ma soprattutto modificando alcune vecchie norme del codice penale, assolutamente non più in sintonia con la moderna concezione comunitaria della Psichiatria.
A lanciare l’allarme su una situazione di assoluta gravità che investe la Salute Mentale è il Coordinamento dei Direttori dei Dipartimenti di Salute Mentale italiani, attraverso un appello inviato, tra gli altri, al Presidente della Repubblica e alla Presidente del Consiglio e al Ministro della Salute e alle Regioni con l’obiettivo di mettere la Salute Mentale al centro delle agende di governo.
Di seguito la lettera appello in versione integrale inviata e firmata da 91 Direttori DDSSMM Italiani (in ordine alfabetico per cognome).
lettera_appello_dsm12-01-2023
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