Di Redazione –
“Non siete venuti in un sanatorio, ma in un campo di concentramento tedesco, da cui non si esce che per il forno crematorio. Se ciò non piace a qualcuno, può buttarsi subito sul filo spinato. Se ci sono ebrei in questo convoglio, non hanno diritto di vivere più di due settimane. Se ci sono preti, possono vivere un mese, gli altri tre mesi.”
Disegno di Alessandro BERRETTI (1903 – 1986) – L’autore si trovava a Bolzano come capitano del Genio quando fu catturato dai tedeschi l’8 settembre del ’43. Nei due anni di prigionia passò dal lager di Stablak (Lituania) a quello polacco di Deblin, poi a Oberlangen e a Sandbostel: nell’ospedale di quest’ultimo campo lo trovò la liberazione. Tra i reticolati, a vincere la fame e la tristezza della segregazione, gli giovò la sua abilità di pittore e di ritrattista. Spesso, prigionieri di altre nazionalità furono ritratti da lui: e ne ebbe carta, colori e qualche pezzo di pane. Nacquero allora i tanti lavori raccolti nel noto documentario « Attenti al filo! ». Dopo 45 anni di permanenza a Milano, Berretti si stabilì definitivamente a Firenze.
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