Di Giuseppe Marazzini –
Quando si leggerà questo scritto i nomi dei protagonisti del pasticciaccio saranno già stati divulgati dalla stampa. I protagonisti sono il sindaco Lorenzo Radice e la presidente di Insieme per Legnano, Carla Mondellini in veste di consulente. Da non trascurare il fatto che l’attuale assessore al bilancio della giunta Radice è marito di Carla Mondellini.
All’ordine del giorno c’era la selezione del dirigente per le opere pubbliche, un comparto importante e molto sensibile alle sollecitazioni di vari interessi; contemporaneamente si doveva decidere anche per il ruolo di addetto stampa e di responsabile della comunicazione social. Succede che alla prima importante prova di trasparenza e legalità il sindaco Radice capotta e insieme a lui capotta anche la consulente Mondellini con la sua lista civica.
Come è noto la lista Insieme per Legnano – Legnano Popolare è una componente importante a sostegno di Radice, quello che era meno noto è la loro volontà di determinare gli indirizzi politici della giunta. Errore, improvvisazione, ingenuità, sprovvedutezza, incapacità… non ci credo, non possono avere agito alla cieca!
Avevano promesso, almeno a parole, di governare bene e di non fare brutte figure, visto anche quanto successo nella precedente amministrazione, invece cosa fanno? Tradiscono i principi etici della buona politica considerando il Comune al pari di una faccenda privata. Non si comprende poi perché Il sindaco, al di là delle sue prerogative, debba partecipare personalmente alla selezione del personale e debba avere consulenti personali.
Ora la frittata è fatta e trincerarsi dietro ad un provvedimento di autotutela – sospensione degli atti da parte del sindaco – non serve a nulla perché i fatti rimangono e, in ragione della opportunità politica una sanzione va pure comminata. Se ci fosse stata la Toia al posto di Radice, cosa sarebbe successo? Inoltre, per pari dignità, bisogna di ricordare che ogni persona che lavora è sottoposta per contratto ad una disciplina del lavoro e l’infrazione a tale disciplina comporta una sanzione, si inizia con un semplice richiamo e si finisce con il licenziamento.
In ragione di ciò il sindaco non può sfuggire alla responsabilità comportamentale di un buon amministratore che deve svolgere la sua funzione “con diligenza, lealtà, integrità, trasparenza, correttezza, obiettività e imparzialità (…) evitando situazioni e comportamenti che possono nuocere agli interessi e all’immagine dell’Amministrazione”.
Tocca dunque al consiglio comunale, maggioranza ed opposizione insieme, trovare la giusta sanzione e, non importa come andrà la votazione, ciò che è rilevante è che negli atti amministrativi risulti un richiamo o una censura al sindaco. Se così non fosse i cittadini legnanesi si devono seriamente preoccupare perché significa che la governance amministrativa globalmente intesa ha un sistema immunitario deficitario contro il virus della cattiva politica.
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