di Redazione – “… Il pensiero che uno dei miei figli potesse affrontare tutto ciò era, e resta, per me un incubo.” – Raymonda Hawa Tawil.
Tano D’Amico, nato nell’isola di Filicudi nel 1942, si trasferisce e studia a Milano e diventa romano d’adozione. È giornalista professionista, fotoreporter e ha partecipato alla fondazione del giornale «Lotta Continua». Dagli anni Sessanta non ha mai smesso di raccontare le manifestazioni di piazza. Ha realizzato reportage su carceri, manicomio, conflitti internazionali (Irlanda, Palestina, la Spagna franchista, il Portogallo della rivoluzione dei garofani, Somalia e Bosnia), migranti e rom. Da sempre ha una particolare attenzione verso le minoranze etniche e politiche, ad esempio, il movimento femminista.
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L’OGIVA DELLA PACE
Non esistono musei testimoni di pace
solo musei colmi di reperti di guerra
pax, peace, paix, pace
e il suo contrario
bellum, war, guerre, guerra
ogni lingua ha un nome
per la concordia
e la discordia
Shanti per l’induismo
Nirvana per il buddismo
As-Salam per l’Islam
Shalom per l’ebraismo
ogni religione ha un nome
per la pace
Le bombe di Hiroshima e Nagasaki
i lager e i gulag
-suoni duri di ceppi diversi
uguali campi di annientamento
di esseri umani-
tutto è delitto
la strage del Vajont
solo per il profitto
il disastro di Fukushima
guerra al pianeta Terra
Gandhi con ahimsa
insegna la nonviolenza
Bob Dylan suona
sulla melodia di voci di schiavi
per bandire i proiettili fischianti
the answer, my friend,
is blowing in the wind
the answer is blowing in the wind
e John Lennon canta
all we are saying
is give peace a chance
86 miliardi di neuroni nel cervello e
non c’è evoluzione della nostra specie
non c’è memoria della mattanza universale
non c’è pace senza il bene
non è mai troppo tardi per la pace
e per l’amore
non esistono musei testimoni dí pace
solo musei colmi di reperti di guerra
Antonella Bontae
Levità grave, Supernova ed., Ve, 2019
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