La cultura caraibica ha avuto sia influenze, per evidenti ragioni storiche, dal colonialismo spagnolo che retaggi tribali di stampo africano. A Cuba negli anni del secondo dopo guerra, si mescolavano elementi machisti provenienti dalla cultura ispanica sia una radicale misoginia originari della cultura africana. In questo scenario nel 1959 ha luogo la rivoluzione castrista.
Nei primi anni della rivoluzione, ancora influenzata da elementi machisti, ci fu una repressione nei confronti delle persone omosessuali. Furono addirittura instaurati dei campi agricoli di rieducazione dove venivano mandate le persone omosessuali, al tempo escluse dal servizio militare. La repressione delle persone omosessuali fu molto dura e dolorosa. Fidel Castro, nei primi anni della rivoluzione, subì molto questa cultura, non aveva molta simpatia per le persone omosessuali, forse anche influenzato dal rapporto con l’Unione Sovietica. Negli anni successivi lo stesso Fidel Castro riconobbe l’errore compiuto e si prese tutte le responsabilità del caso e infine pochi anni prima della sua morte chiese pubblicamente scusa. La rivoluzione castrista era stata incapace di cambiare la mentalità dominante in maniera repentina, aveva però piantato dei semi che germoglieranno in futuro in un percorso di rispetto delle minoranze. La rivoluzione aveva riconosciuto il ruolo della donna, dando una decisiva spallata al modello patriarcale imperante.
Durante la fine degli anni ’70, nonostante continuasse una dura repressione nei confronti degli omosessuali, la corte suprema diede una stoccata al governo ordinando di porre termine alle discriminazioni. Successivamente il governo instaurò una commissione per eliminare la legge anti-sodomia approvata negli anni ’30. Da quel momento in poi ci furono lente evoluzioni nel riconoscimento dell’omosessualità. Infatti, già con qualche anno di anticipo rispetto all’OMS (1990), il ministero della cultura cubana riconobbe l’omosessualità come una variante del comportamento umano e non come una malattia (1981). L’omosessualità fu riconosciuta ufficialmente dal governo nel 1986 e fu dichiarata la lotta all’omofobia.
Durante gli anni ’90 in merito ci fu una pausa legislativa per poi riprendere alla fine del decennio, infatti nel 1997 fu completamente ripulito il codice penale da norme esplicitamente omofobe. La vera svolta si compì negli anni 2000, quando nel 2007 fu concessa la possibilità di organizzare per la prima volta a l’Avana la manifestazione dell’orgoglio LGBT. Nel 2008 fu votata dall’Assemblea Nazionale del Potere Popolare la riassegnazione di genere, la terapia ormonale interamente pagata dallo stato e il cambio automatico dei documenti per le persone transessuali. Nel 2010 come ho accennato prima, Fidel Castro chiese pubblicamente scusa per la repressione. Nel 2018 viene approvata dall’Assemblea Nazionale una bozza costituzionale in cui si ammette il matrimonio egualitario, cancellando quegli articoli che dichiarano che il matrimonio deve essere contratto da persone di sesso diverso, e iscrive nella costituzione la lotta contro le discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere. Diaz Canel, attuale presidente cubano, in una recente intervista si è espresso in modo favorevole a questa revisione costituzionale, dichiarando che sono dei passi per la rimozione delle discriminazioni in ogni campo.
Queste leggi sono state portate al vaglio dell’Assemblea Nazionale da parte del Cenesex, oggi diretto dalla figlia di Raul Castro, Mariela Castro. Dal 1989 il Cenesex (Centro Nazionale di Educazione Sessuale) sta facendo un grande lavoro per combattere le discriminazioni sessuali di ogni genere sia in campo culturale che legislativo. Il Cenesex oltre a fare campagna contro l’omotransfobia e la violenza di genere, propone dei percorsi di educazione sessuale sia per le scuole sia per la popolazione, mandando ad esempio in onda degli spot sulla televisione nazionale sull’uso del preservativo. Questi percorsi di educazione sessuale stanno permettendo al governo cubano di avere degli ottimi risultati nella lotta contro l’AIDS. La prevenzione permette inoltre di limitare gli importanti costi che si hanno nella cura, dato che per colpa dell’embargo economico imposto dagli Stati Uniti, i farmaci retrovirali hanno raggiunto prezzi esorbitanti.
Qualora le modifiche costituzionali venissero approvate, Cuba si porrebbe all’avanguardia nel campo dei diritti civili, non solo nei paesi caraibici e del terzo mondo ma anche rispetto a molte delle così dette democrazie occidentali. Prendendo in prestito le parole di Fidel: “un altro mondo è possibile”, possiamo affermare che attraverso un serio lavoro culturale, la situazione delle persone LGBT a Cuba è decisamente migliorata.
Chiunque volesse approfondire l’argomento può rivolgersi all’Associazione Nazionale d’amicizia Italia-Cuba che da decenni è presente sul nostro territorio svolgendo un’attività di divulgazione della cultura cubana.
Luca Tateo
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