Dopo la pausa estiva prosegue l’impegno di Diario Legnanese di pubblicare un articolo al mese, per riportare alla luce vicende e storie operaie passate, ma di grande insegnamento per i nostri tempi e per il futuro. Questa volta parliamo del lavoro e i sacrifici degli operai in quella che fu una grande e storica industria; L’Alfa Romeo.
A cura di Giuseppe Marazzini –
Dal “Portello” al centro commerciale “Il Centro”. La scomparsa dell’Alfa Romeo. Belle vetture costruite con tanti danni alla salute dei lavoratori.
“Gli anni novanta ed oggi”
Nel 1989 la Regione Lombardia e il Giudice Amministrativo accolgono il ricorso presentato da un gruppo di cittadini di Arese, costituitisi in comitato, e impongono la riduzione dell’attività del reparto verniciatura da 800 a 400 vetture al giorno.
Comincia una fase di drastica riduzione dei dipendenti che culminerà con la vendita da parte della FIAT dello stabilimento agli americani dell’AIG Lincoln ed ai Bresciani di ESTATSEI. Nel 1992 termina la produzione della Alfa 75 in contemporanea alla chiusura dello stabilimento dell’Autobianchi di Desio, così la Fiat decide di spostare l’assemblaggio della Autobianchi Y10 presso Arese, dove terminerà definitivamente nel 1995, stesso anno in cui inizia la produzione della nuova Alfa Romeo Gtv.
Nel 1997 dopo 10 anni e con 270 000 esemplari si concluderà anche la produzione della Alfa Romeo 164. In questo periodo una notevole parte di operai viene avviata alla cassa integrazione ed alla mobilità alla pensione ed il numero dei lavoratori scende sotto alle 4.000 unità.
Gli anni duemila e la chiusura dello Stabilimento.
Le ultime automobili prodotte ad Arese con il marchio Alfa Romeo risalgono al 2000 e sono Gtv e Spider, la cui produzione è stata “trasferita” presso gli stabilimenti della Pininfarina fino alla fine del 2005. In seguito sono state assemblate le Fiat Multipla ecologiche fino al 2002 e il montaggio degli ultimi motori nel 2004.
Dal 2006 al 2009 erano ancora attive la progettazione e la sperimentazione veicoli e motori ed il Centro Stile. Nel 2009 l’Alfa Romeo di Arese viene chiusa definitivamente e circa 200 lavoratori messi in Cassa Integrazione Straordinaria per cessata attività. Nel dicembre 2013 vengono licenziati gli ultimi 70 lavoratori rimasti. (1) Ad aprile 2016 dove sorgeva la mitica fabbrica dell’Alfa Romeo viene inaugurato il Centro Commerciale “Il Centro”.
Foto stabilimento Alfa Romeo Arese anni ’80 (2)
- Fucine e Forgia
- Fonderia
- Assemblaggio Vettura
- Grandi Presse
- Piccole Presse
- Verniciatura Vettura
- Abbigliamento e Montaggio Vettura
- Finizione e Collaudo Vettura
- Gruppi Meccanici
- Motore
- Sperimentazione Veicolo e Motore
- Centro Stile (ex Ricambi)
- Centro Tecnico
- Silos Vetture
- Filiale
- Centro Direzionale
- Museo Storico Alfa Romeo
- Scuola Aziendale (ANCIFAP)
- Centrale Termica
- Manutenzione Centrale
- Magazzino Arrivi
- Campo Roma
(1) Testo tratto dal sito della “Fondazione 25 Aprile”. Fondazione 25 Aprile fondata il 6 agosto 1947 quale società di Mutuo Soccorso fra i lavoratori dell’Alfa Romeo al Portello. (2) Foto dello stabilimento di Arese.
Le nocività in una fabbrica di automobili. Il caso Alfa Romeo. Per visionare il testo completo della tesi: http://hdl.handle.net/20.500.12608/15913
Estrapolazione tesi Chieregato
Nel 1955-1956 si evidenziò un problema di alimentazione delle linee di produzione. Le auto in quel periodo si producevano al Portello. Una testimonianza diretta sulle nocività dei cicli di produzione: … “Poi vennero fuori su una certa salita di produzione degli inconvenienti per il saturnismo*, per la lega di stagno e piombo. Perché finché le produzioni erano piccole questo non dava nessun danno, invece quando la produzione salì a 40 vetture al giorno gli operai hanno incominciato ad avere problemi. Inconvenienti che poi si sono ripetuti all’Alfasud di Napoli moltissimi anni dopo.”
– testimonianza dell’ing. Filiberto Ponte Di Pino rilasciata il 4 giugno 1985 a Duccio Bigazzi. La testimonianza è riportata a pag. 164 del libro “Il Portello Voci dalla fabbrica” a cura di Sara Zanisi, 2017 Franco Angeli-.
*Saturnismo: Insieme delle manifestazioni imputabili a un’intossicazione da piombo o sali di piombo. In passato era spesso causato dall’assunzione di alimenti acidi cotti in recipienti rivestiti di piombo, di bevande alcoliche distillate in alambicchi realizzati con questo metallo (procedura oggi vietata), di acqua proveniente da tubature piombate difettose. Oggi l’intossicazione colpisce più spesso chi lavora nelle miniere di piombo, i saldatori, gli stagnini, gli smaltatori, i restauratori che fanno uso di questo metallo, i fabbricanti di accumulatori in piombo e i garagisti (in quanto i depositi carboniosi dei motori a scoppio contengono piombo tetraetile). Da Starbene magazine.
Foto Portello 1950_1954_1960
Una ulteriore testimonianza delle condizioni di lavoro sia al Portello che ad Arese.
Nel 1969-1970 la produzione delle vetture si svolgeva ancora in due stabilimenti: al Portello di Milano e nel nuovo stabilimento di Arese.
Con la battaglia contrattuale del 1969 si aprì in fabbrica un grande discorso sui problemi più importanti e già centinaia di lavoratori facevano propria la piattaforma presentata, applicandola ai problemi del reparto e dando inizio ad azioni specifiche. Gli operai della sezione “gruppi” e della “prova motori” sollevarono i problemi del prolungamento dell’orario di mensa, della dannosità dei rumori e vibrazioni e dei fumi di scarico alla sezione “motori”. (1)
Le richieste, presentate dei Comitati paritetici antinfortunistici di Milano e Arese alla direzione Alfa, per il disagio riscontrato nella “sala prova motori”.
Milano 8 giungo 1970:
1) Controllo della rumorosità ambientale. 2) Calore ambientale causato da agenti atmosferici e dai motori stessi: tutto ciò è causato dalla inadeguatezza degli aspiratori che non garantiscono una adeguata areazione. 3) Pulizia del posto di lavoro e delle sale in cui si opera (nella fattispecie aspiratori, imbiancatura pareti e altre operazioni di cui il reparto necessita. 4) Eventuale sostituzione di organi aspiranti e di espellimento dei gas formatisi nell’ambiente, perché non danno più sufficienti garanzie nell’espletamento delle loro funzioni. 5) Controllo medico sul posto di lavoro del personale che è soggetto ad un logorio fisico e psichico a causa della rumorosità ambientale per le vibrazioni prodotte dai motori, ai gas di scarico prodotti dallo sfiato dell’olio e ad altri fattori nocivi che logorano l’integrità fisica con anomalie che vengono sempre in maggiore evidenza col passare del tempo. 6) Si chiede che venga assegnata a ogni lavoratore la dose di latte, in quanto le pastiglie non sono di gradimento dei lavoratori addetti alla “sala prove motori”.
Le richieste dei delegati di linea con i lavoratori della verniciatura:
“All’Ufficio infortuni e ambiente di lavoro e, per conoscenza al dott. Baldi: Vi trasmettiamo elenco fattori da sistemare … Cabine – Insufficienza di aspiratori e poca pulizia – Cambiare o pulire griglie di fondo due volte la settimana: canne da spruzzo da sistemare in altro modo in tutte la cabine (quelle attuali provocano incidenti). Aspiratori per i ritocchi poco efficienti e mancanza di dispositivi per alzare macchine, crea difficoltà nei ritocchi di fondo delle vetture. Linea lucidatura – Insufficienza di aspiratori e aeratori, pavimenti polverosi e sempre sporchi. Finitura – Ambiente troppo piccolo per questa lavorazione, denso di macchine da finire, altro aspiratore, circolazione esagerata di fumi venefici. Inverno freddo… Estate molto caldo. Catena n 1 – Spruzzatura in finitura troppa nocività e dispersione fumi venefici. Sistemare la porta scarico vetture in arrivo da Arese. I servizi igienici (gabinetti, rubinetti d’acqua) sono lasciati nella piena sporcizia. I cestelli portacarte che si adoperano per la lavorazione sono insufficienti. Le finestre laterali al reparto non sono adeguate al ricambio d’aria”. (2)
(1) Quaderni-rassegna sindacale 28- Ambiente di lavoro e riforma sanitaria. Gennaio-Febbraio 1971. Alfa Romeo di Milano – Testimonianze di Eugenio Duchini ed Egidio Roncaglione. (2) ibidem.
Nei primi anni ’70 furono divulgate anche inchieste e documenti divulgati da gruppi di operai, in cui si evidenziavano le precarie condizioni di lavoro presenti nello stabilimento.
Nel 1971 un gruppo di operai della fonderia dell’Alfa Romeo, utilizzando l’articolo 9 dello Statuto dei Lavoratori, quello che consente l’ingresso in fabbrica a tecnici di fiducia dei lavoratori, richiedono ad un gruppo di medici sensibili alle tematiche operaie un aiuto concreto per modificare le pesantissime condizioni di lavoro. Nonostante i tentativi della direzione aziendale di respingere l’iniziativa, con denunce e minacce, l’indagine fu portata avanti.
Il documento “Di lavoro si muore” a cura di “Soccorso Rosso” è stato pubblicato sulla rivista A-rivista anarchica, anno 2, n.9 – 1972.
A_riv anarchica_gennaio 1972_Di lavoro si muore
DONNA SALUTE E LAVORO. LE DONNE DELL’ALFA ROMEO (rivista effe 1974). Le condizioni di sfruttamento delle donne lavoratrici all’Alfa Romeo.
effe_all alfa romeo sei incinta corri a timbrare
150 ore: UNA INDAGINE SULLA NOCIVITA’ ALL’ALFA ROMEO DI ARESE
Dall’introduzione della pubblicazione dell’indagine:
“Durante l’anno scolastico 1975-76 i due moduli delle “150 ORE” n° 70 e n° 87 con sede nella scuola di via Matteotti di Arese hanno svolto un’indagine sulla nocività all’Alfa Romeo, fabbrica della quale la quasi totalità dei corsisti era dipendente. Il collettivo che ha posto in atto questa indagine era composto da 120 corsisti circa, 6 insegnanti e la coordinatrice di zona; il lavoro si è svolto tra il febbraio e il giugno del 1976”.
È questa una indagine di base rilevantissima per i suoi contenuti tecnici e scientifici, perché per la prima volta un gruppo operaio dell’Alfa Romeo fa emergere una visione completa del ciclo produttivo e la sua nocività e pericolosità. L’indagine, oltre a descrivere le varie fasi di lavorazione, mette in evidenza i vari fattori di nocività: rumore, gas, polveri, fumi, vapori, micro clima, umidità, ventilazione, sforzo fisico, stress, posizioni disagevoli, ansia … Alle descrizioni dei cicli produttivi, sono stati aggiunti i grafici dei luoghi di lavoro indicando le aree di nocività.
Il lavoro di indagine è stato raccolto in una dispensa di 90 pagine e pubblicata nel 1976 nell’ambito sindacale.
In questa sede pubblichiamo alcuni stralci della prefazione redatta da Walter Fossati, dirigente sindacale CISL e persona molto sensibile alle tematiche riguardanti lo sfruttamento delle lavoratrici e dei lavoratori:
<<Non è pensabile ancora oggi che il problema dell’ambiente di lavoro venga risolto attraverso la prassi della monetizzazione. Cosa si ottiene con la monetizzazione del rischio lavorativo? Un po’ di soldi in più, e basta? Una manciata di denari che ci vengono gettati affinché si rimanga docili e si accettino i processi di lavoro architettati dall’imprenditore.>>
<<Contrattare ed incassare indennità di lavoro pericoloso o nocivo ha questo significato: Si, signor Padrone, Ti ringrazio per aver considerato il mio lavoro non uguale quello degli “altri” … E’ vero un po’ della mia salute Te l’ho ceduta, è vero, ma Tu sei stato munifico con me ed io, che Ti sono grato, continuo a lavorare con slancio, perché la barca non affondi … Perché l’azienda rimanga concorrenziale …>> Dall’indagine sulla nocività all’Alfa Romeo di Arese, si è estrapolato il capitolo 7 riguardante le linee di verniciatura:
150 ore_Alfa Romeo_verniciatura
L’amianto ti toglie il respiro. Il caso ALFA ROMEO: Il processo. Pagine estrapolate da 22 a 35.
Il testo del processo è al seguente link: https://www.penalecontemporaneo.it/upload/1885-tribmibraggion12maggio17.pdf
Processo Alfa Romeo – da pg 22 a pg35
L’altra Alfa Romeo: l’Alfasud di Pomigliano d’Arco. L’entusiasmo del profondo nord.
Prealpina 02 12 1972_Alfa Sud
Anche presso lo stabilimento di Pomigliano le condizioni di lavoro non erano esemplari. La nocività delle lavorazioni e l’alto tasso di infortuni hanno portato alle invalidità e alla morte di diversi operai. La documentazione rintracciata, ci permette di fornire un quadro abbastanza preciso delle situazioni.
“LIBRO BIANCO SULL’ALFASUD” (a cura di un gruppo di operai e delegati Alfasud, del Coordinamento di lotta e controinformazione di Pomigliano d’Arco e di Medicina Democratica movimento di lotta per la salute – LIBRERIA TULLIO PIRONTI – 1980).
“In fabbrica come in guerra! – Per stessa ammissione dell’azienda, all’Alfasud si verifica un’incidenza di infortuni sul lavoro e malattie pressoché tripla rispetto alla media nazionale delle altre fabbriche metalmeccaniche con analogo processo produttivo. Dagli stessi dati aziendali risulta che in 15 MESI sono avvenuti ben 7305 infortuni sul lavoro di cui 2465 in franchigia (con prognosi inferiore ai tre giorni) e 4840 indennizzati INAIL (con prognosi superiore ai tre giorni).
1976:
- 1958 infortuni in franchigia di cui 589 nell’area scocca e 719 nell’area verniciatura.
- 3841 infortuni indennizzati di cui 1289 nell’area scocca e 719 nell’area verniciatura.
1° Trimestre 77:
- 507 infortuni in franchigia di cui 144 nell’area scocca e 200 nell’area verniciatura.
- 999 indennizzati di cui 247 nell’area scocca e 200 nell’area verniciatura.
L’ALFA SUD ha causato finora, per soli infortuni sul lavoro, gravissime lesioni permanenti nella salute e l’integrità, fisica e/o psichica, di oltre 500 operai.
A ciò va aggiunta l’estrema nocività dei luoghi di lavoro che a finora causato, in più di 1000 operai, malattie professionali o da lavoro con conseguenze gravi o gravissime, e più o meno irreversibili (es. ulcere gastroduodenali, faringiti e broncopneumopatie croniche agli addetti saldatura; bronco pneumopatie croniche agli addetti schiumatura; ipoacusie agli addetti alle presse e discatura lembi; ernie al disco, nevrosi d’allarme e artropatie agli addetti catene di montaggio; dermatiti da contatto agli addetti lastrosaldatura e meccanica; cisti tendinee agli addetti selleria, ecc.)”.
Altre denunce e testimonianze.
Il Quotidiano dei Lavoratori dell’1.5.81 (edizione settimanale), con un articolo di Domenico Jervolino, denuncia che a Pomigliano nella lastrosaldatura dell’officina scocca “i lavoratori sono esposti a fumi, gas, polveri e vapori delle saldature a , <proiezione> eseguite su lamiere imbrattate di olio minerale e di altre sostanze tossiche, senza che si adottino adeguati sistemi di protezione………Apprendiamo che, in alcuni reparti, i livelli di rumorosità provocano una mobilità elevata: 280 otopatie con lesioni irreversibili solo nel reparto presse, senza che vengano presi provvedimenti per modificare questa situazione”.
Sempre sul Quotidiano dei Lavoratori, con una pagina dedicata alla situazione dell’Alfasud a cura di Giacomo Fiore del 22.5.81, si informa che “Sulla condizione operaia in fabbrica, il 9 ottobre ’78, in 46 tra operai e delegati avevamo presentato un esposto-denuncia alla Procura della Repubblica. Una denuncia complessiva e documentata reparto per reparto. L’Ispettorato del lavoro di Napoli avviò un’inchiesta. Come primo risultato tirò fuori un dossier di 60 pagine solo sulla Scocca, confermando, se non aggravando, le accuse che noi avevamo mosso alla direzione aziendale. L’Alfa fece immediatamente ricorso al Ministero del lavoro e, da allora, l’inchiesta dell’Ispettorato si è insabbiata. Nello stesso articolo si segnala anche un infortunio mortale: “Tre mesi fa, proprio alle presse, è morto un operaio schiacciato da rotoli di lamiera; ma nel reparto non è cambiato niente, si continua a lavorare con lo stesso rischio.”
Sul numero 1 di COMUNISMO, luglio 1976 -giornale degli operai e dei proletari del sud- si riporta la risposta dell’operaio Nicola, del reparto carrozzeria dell’Alfasud, alla domanda del giornale: “Che atteggiamento vi è in fabbrica rispetto all’attuale organizzazione del lavoro? Di insofferenza e incazzatura, soprattutto contro la mobilità. C’è un aspetto che si da poca importanza ed è quello della nocività: alla stagnatura per esempio, si raggiungono temperature insopportabili, con pericoli di intossicazione.”
Su LOTTA CONTINUA di martedì 28 novembre 1978, la testimonianza di Vittorio operaio dell’Alfasud:
Lotta Continua_28 11 1978_Alfa Sud
Lavoro nocivo = malattie e discriminazioni: dalla rivista INTERNAZIONALE del 27 ottobre 2014 “I prigionieri delle fabbriche – i reparti confino”.
I prigionieri delle fabbriche – Maila Iacovelli – Internazionale_27 10 2014
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